Ovviamente non ho alcuna competenza per esprimere valutazioni sull’argomento, ma ritengo utile informarsi e acquisire consapevolezza sulle questioni che ci interessano e riguardano. Di Covid abbiamo fatto il pieno di tutto e il contrario di tutto… cambiamo virus!
La Peste Suina Africana era purtroppo attesa in Italia, tutta la filiera di produzione, lavorazione e commercio delle carni di maiale è a rischio: un potenziale danno enorme!
Leggendo qua e là mi sono fatto questa idea operativa.
Ad oggi, 16 gennaio, la zona-focolaio è l’Appennino fra Genova ed Alessandria; certamente da adesso si susseguiranno i ritrovamenti, speriamo non ancora in area molto più estesa.
La velocità di intervento è vitale, bisogna agire oggi! Ogni giorno perso costa in chilometri di territorio consegnati all’infezione.
Scopo dell’azione è circoscrivere l’area, evitare all’infezione di esondare, non trasferire il virus negli allevamenti e centri di lavorazione carni, spegnere il focolaio.
Ho visualizzato la situazione in una cartina - assolutamente immaginaria - dove la zona rossa è il focolaio, ovvero dove sono stati rinvenuti i capi infetti; significa che qui sono già molti i cinghiali destinati a morire, probabilmente tutti. Ciò che si deve evitare è che i cinghiali, o il virus trasportato da animali o persone, esca dall’area rossa.
In azzurro ho segnato la fascia-cuscinetto, ovvero quella che deve isolare la zona-focolaio dal resto del paese. Lì non dovrebbe rimanere neanche un cinghiale e ci dovrebbero essere delle procedure per gli umani per tutelarsi verso il trasporto del virus.
Nella zona rossa dovrebbe essere vietata qualunque attività che porti le persone nel bosco, così da non correre il rischio di essere vettori del virus. Vietata qualunque attività, quindi anche la caccia, però con valutazione se “aiutare” il virus nella sua opera attivando la sola caccia di selezione, che ha la caratteristica di non indurre gli animali a spostarsi.
Inoltre in questa zona appositi operatori, istruiti su come comportarsi, dovrebbero battere il territorio alla ricerca delle numerose carcasse che sempre più saranno rinvenibili per procedere al loro corretto smaltimento.
Nella fascia azzurra, con lo scopo di impedire agli animali di entrare/uscire dalla zona rossa e irradiarsi sul territorio, è necessario, purtroppo, procedere alla completa eliminazione di tutti i cinghiali presenti, operando sempre con la caccia di selezione, ovvero a singolo da appostamento.
Non vedo alternative, dal momento che non esiste un vaccino contro la PSA. Inoltre mi pare di capire che anche un cinghiale non infetto potrebbe essere portatore del virus avendo vissuto a contatto con animali infetti, così come il virus può viaggiare sulle scarpe di un uomo e le ruote di un’auto che ha pestato escrementi di cinghiale infetto.
Quindi che non si venga a parlare di catturare i cinghiali!
Una priorità è intervenire anche in nelle zone protette ove, per vari motivi, la caccia è vietata. È ovvio che è lì la maggior concentrazione di animali e quindi è maggiore il rischio di diffusione del virus.
Inutile dire che in un parco, un’oasi o istituti simili, l’utilizzo dell’arco come mezzo di prelievo sarebbe preferibile!
Tutto questo con buona pace degli animalisti che cercano di approfittare della situazione per fermare la caccia: il prelievo è la sola soluzione.
Quello che potrebbero fare loro è indossare gli scarponi, occhi bassi e percorrere i boschi a cercare le carcasse. Questo potrebbero fare per essere utili all’ambiente, ma non preoccupatevi che la maggior parte di loro, nel week end andrà a sciare…